Spesso mi chiedo di quanto sia indispensabile la presenza di un “recensore dei recensori”, poiché prima della critica ci si informa sul cosa ne pensano gli altri e ti si apre un mondo che a volte cozza con le tue valutazioni.
Parlare del Dott. Stefano Sciacca è stata per me un’esperienza unica, mi sono trovato di fronte ad uno specchio ma di quegli specchi trovati per caso in campagna, mentre passeggi con il tuo cane, dove a causa della rottura di un dispositivo per auto, raccogli qualche pezzettino luccicante e ti accorgi casualmente di avere un’immagine, inizialmente incuriosito dal brillare dell’oggetto, dovuto dal sole, sempre sovrano.
Stefano con il suo Noir è penetrato visceralmente in una Torino post bellica, una città di cui molti si sono dimenticati essere stata anche Capitale d’Italia e non solo.
La città della Sindone, la città delle grandi fabbriche, dell’essere operaio non per sbarcare il lunario ma per far evolvere il Sistema Paese con una manodopera densa di volontà e di riscatto sociale con al centro una famiglia da gestire e dei figli da educare.
Una città che ha saputo condire i sapori di mistero, di suspense, di intrigo, di cinismo dei suoi protagonisti, e di ricerca dell’essere, vomitati dalle parole dello stesso autore, quasi a voler manifestare al mondo, il suo stato d’animo tipico di molti, compreso il mio ed incentrato nelle stesse qualità caratteriali dei personaggi.
Come al solito non si parla del testo, questo nel nostro stile, lasciamo al giudizio dei lettori, sebbene l’opera scorre veloce, piena di adrenalina e di pathos.
Una narrativa molto ricca e ricercata nella punteggiatura, nei verbi, nei tempi, ma soprattutto, accuratamente editata da un uomo di cui si scorge, carattere per carattere, un’eccellente sapienza culturale e predisposizione per il metodo letterario. Leggere il suo curriculum mi ha infuso un nuovo credo nella vita e nuove motivazioni per alimentare il mio stato di ribelle verso le ingiustizie e quella mancata meritocrazia, sempre sulla bocca di tutti ma ovviamente e categoricamente valorizzata solo per pochi noti.
Difficilmente mi è capitato di recensire uomini di arduo intelletto, di animo profondo, di elevate capacità discorsive variegate e fuori dal comune. Mi piace esprimere le qualità dell’autore che ha saputo secondo la nostra critica, promuovere i sapori, gli odori, le sensazioni anche più personali di personaggi che hanno dato vita allo stesso Noir in una veste moderna, nonostante l’ambientazione post bellica e nonostante, cosa non da poco, il nero dei caratteri stampati.
Proprio da quelle macerie del dopo guerra, da quella città Sabauda, elegante per toni e a volte austera nel suo non verbale, da quelle tante reti idrauliche o elettriche rispristinate con le fabbriche dallo stremo operoso degli uomini per ridare vita al nucleo urbano, per farla riemergere più dignitosa di prima, per farla riemerge come desidera proprio, Stefano Sciacca, nella nostra epoca veloce e consumistica, spasmodica e digitale, di quel villaggio globale che oggi, pone molti interrogativi.
La sintesi di una recensione per suo carattere, stride con la descrizione di questo giovane autore. I contenuti e la narrazione presagiscono una preparazione di base nella lettura, verso questo genere di convivibilità letteraria che a mio avviso auspicherebbe ad una riproduzione cinematografica o ad una serie televisiva. Presupporrebbe conoscere il clima, l’etica, le mode, e le sensazioni di quel favoloso periodo italiano.
Peccato l’attuale epoca del colore, poiché leggendo il presente, non mi sono mai discostato da quell’eleganza del bianco e nero che mi accompagnava sin da piccolo nel vedere il Trench di Humphrey Bogart avvolto da quella classica e inossidabile nebbia del fumo partorito dalle sue continue sigarette. La teatralità degli spazi, la perseveranza dei gusti, di quei gusti che ti impregnano gli abiti, deputati però ad incrementare i ricordi e con essi la nostra cultura della consapevolezza dell’essere.
Peccato veramente, non poterci immaginare queste atmosfere nel reale, ma sapientemente condite dalla maestria di Stefano Sciacca ed intrise di inchiostro assorbito da un calamaio di vetro, di fatto ci sta pensando lui con la sua espressività nel valorizzarle tra le parole di un libro.
Consigliamo veramente questo bel libro, per riscoprire le particolarità espressive del noir con note di Jazz in sottofondo, e mi reputo fortunato nell’aver ascoltato in diretta i pensieri dello scrittore da cui in qualità di privilegiato riesco a scoprire anche i passaggi più misteriosi nel testo, prodotto esclusivamente per far comprendere l’animo di stesura.
Certamente le librerie acquisiranno un valore aggiunto raramente espresso negli scaffali di esse, una sensazione che vorrei condividere con tutti i nostri lettori.
Pagina facebook dell’autore
https://www.facebook.com/stefano.sciacca.scrittore
Pagina internet dell’addetta stampa
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